lunedì 13 febbraio 2012

Mannarino: un cantastorie nell'era della gran publicitè.


Alessandro Mannarino

«Da stornellatore moderno e cantautore metropolitano Mannarino compone musiche di confine, eclettiche e contaminate, ispirate ai suoni ed ai volti di una via Casilina globalizzata dove Gabriella Ferri passeggia con Manu Chao e Domenico Modugno va a braccetto con Cesaria Evora. Nei suoi testi, macchiati dai forti toni del surrealismo, si vivono storie oniriche di pagliacci, ubriachi e zingari innamorati. Partendo dalle sonorità e dai ritmi della musica popolare italiana Mannarino condisce il proprio mondo con elementi di musica balcanica e gitana, citazioni felliniane e evoluzioni circensi.»1





Alessandro Mannarino, romano, classe ’79. Attivo dal 2001, forma nel 2006 i “Kampina”: trombone, basso, fisarmonica, batteria, violino e chitarra. A partire da questo momento lo si vede calcare la scena musicale romana in ogni suo ambito, dalle piazze ai più famosi locali della capitale. E non solo: dalla fortunata partecipazione a “Parla con me” di Serena Dandini, a “Viva Radio 2” di Fiorello e Baldini, alla trasmissione radiofonica “Vasco de Gama” di Riondino e Vergassola per cui ha composto la nuova sigla, il cantautore ottiene successo di critica e pubblico.


L’esordio discografico avviene nel 2009 con “Bar della rabbia”. Pubblicato nel 2009 dalla Leave music e distribuito dalla Universal Music, l'album è stato finalista al Premio Gaber e al Premio Tenco nella sezione Miglior opera prima.
Capolavoro.



«La rabbia potrebbe essere un cubo di ghiaccio che si scioglie in un bicchiere di whisky. Per me questo disco è un whisky buono. La rabbia viene quando si è delusi, quando si è stati messi da parte, nel disco gli esiliati dalla normalità, i caduti, i disperati, trovano un posto in cui raccontarsi, riscattandosi forse pure dalla rabbia».  A. Mannarino



Me so'mbriacato 


L’universo multiculturale romano in ogni suo aspetto, i suoi personaggi più surreali e insieme così crudi, così quotidiani nella loro tragicomicità: il tutto attraversato da una narrazione che passa dai toni dei tradizionali stornelli romaneschi del Bar della rabbia alla taranta di Scetato vajò al teatro-canzone de Il pagliaccio.

Esibizione live fnac di Napoli del "Pagliaccio"

Insomma Mannarino, passando tra ritmi zigani, balcanici e nostrani, canta, grida e sussurra con quella sua affascinante e coinvolgente voce arrochita una ciurma di ribelli, esiliati in una terra al confine tra la quotidianità e la fantasia.
Questo continuo saltellare di voce e suoni, unito alla spiccata propensione teatrale dell’autore, rende l’album uno di quelli che non stanca, non tedia, tiene continuamente sulla corda e anche dopo molti ascolti continua a presentare sorprese.
La volontà del cantautore di dar voce agli esiliati, ai vicini di casa un po’ scomodi, emerge da Tevere Grand Hotel, il cui video è interamente girato  nel campo Rom più grande di Roma, il Casilino 900.

Tevere grand hotel


Tracklist

1.       Intro
2.       Me So 'Mbriacato
3.       Svegliatevi Italiani
4.       Elisir D'Amor
5.       Le Cose Perdute
6.       Il Bar Della Rabbia
7.       Tevere Grand Hotel
8.       Scetate Vajò
9.       Osso Di Seppia
10.   La Strega E Il Diamante
11.   Il Pagliaccio
12.   L'Amore Nero
13.   Soldi
14.   The End


E due anni dopo l’album d’esordio, torna a stupire con il secondo album, Supersantos: «uscito il 15 marzo, è composto da undici brani che raccontano un viaggio a piedi per le vie della città, dove si intrecciano vicende e personaggi legati ad un filo comune, quello della fine del mondo.»2

«Il primo album era ambientato in un bar, era molto radicato nella propria nicchia, c’erano dei personaggi che si raccontavano all’interno di un posto ben preciso. Il secondo album ha abbandonato il bar ed è ambientato nella strada, per le strade. Pertanto anche i contenuti sono diversi: in questo secondo album ci sono temi come la vita e la morte, c’è una ricerca sull’umanità e la vita su questa terra, in cui c’è una sostituzione del pensiero religioso con quello magico e vitalista.» A. Mannarino


E la sostituzione del pensiero religioso passa prima di tutto da una critica alla dogmaticità della Chiesa, perché anche quello del Vaticano e dei suoi ipse dixit è un lato di Roma, è la vetrina che guarda il mondo: critica condotta da una rivisitazione del personaggio di Maddalena, dall’amore con Giuda, così umano e contrapposto alla fredda austerità di un Dio invidioso che “tutto da e tutto toglie”:

Maddalena allora s'alzò e urlò con tutto il cuore
Dio non mi fai paura
Tu che hai fatto un figlio senza far l'amore
Che vuoi capirci di questa fregatura?

Lascia stare Giuda e guarda altrove
Ecco, guarda la mia scollatura
E io mi guarderò dalla tua invidia
Perchè Dio non gode come una creatura





«Quel che volevo dire è che la Chiesa nasce dalla paura per una donna libera, che in fondo tutto quell'apparato serve solo a mettere a tacere Maddalena. Ma non so se ce l'hanno fatta, ci sono ancora tante Maddalene che parlano. […] Credo che alla base ci sia una paura della morte intesa come morte civica, sociale, intima, che origina da un amore viscerale per la vita. I miei personaggi dicono che non hanno bisogno di un paradiso postumo, che la loro vita è qui e questa è una cosa che libera perché se mi sento oppresso non aspetto di morire per essere il primo in paradiso, mi ribello qui e ora.» A. Mannarino




E ancora gli espropri fisici e morali di una Chiesa sordida e criminale:
“Gli presero la casa ed il giardino
In nome della grande santità
E Giuda prese a fare a nascondino
Con lo specchio e con la dignità” (Maddalena)

"Serenata lacrimosa sui gradini della chiesa ma chi me sente?
er vescovo c'ha er microfono e io niente
 e lui vorebbe una cosa solamente..
 che se seccassero tutte le donne
 che fà l'amore fosse un incidente" (Serenata Lacrimosa)

"C'è chi ha detto "m'hanno derubato i preti e lo stato"
 l'hanno condannato più le spese
 e adesso fa la questua nelle chiese" (Serenata Silenziosa)

Di nuovo sonorità esotiche si mescolano alla più grande tradizione cantautoriale nostrana nel raccontare storie di periferia: da Marylou, l’altro grande personaggio femminile insieme a Maddalena, alla Donna fugata, al tristemente stupendo Onorevole.
E di nuovo stupisce intervallando pezzi carichi e dal ritmo popolare salentino con pezzi come Statte zitta, sussurrati, intimi, dall’atmosfera blues, per poi precipitare di nuovo con L’Era della gran publicitè in un gioioso gioco di parole e di suoni, scritto in cinque lingue!

 L'era della gran publicitè


Tracklist:
1.       Rumba Magica
2.       Serenata Lacrimosa
3.       Statte Zitta
4.       Quando L’Amore Se Ne Va
5.       L’Era Della Gran Publicitè
6.       Serenata Silenziosa
7.       Maddalena
8.       Marylou
9.       Merlo Rosso
10.   L’Onorevole
11.   L’Ultimo Giorno Dell’umanità
12.   Donna Fugata



La poesia di un cantautore del terzo millennio: capace di coniugare campanilismo, nel senso positivo del termine, attaccamento alle proprie radici e tradizioni, alla vitalità di un mondo che troppo spesso tentiamo di allontanare.


Lilith


2.       http://www.nonsolocinema.com/article22408_22408.html

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